+39 06 684919 pax@ofm.org

OMELIA DEL MINISTRO GENERALE PER LA FESTA DEL PERDON D’ASSISI

 

Laudato sie mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole, … per sora luna e le stelle,
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento …
per sor’aqua, per frate focu,
per sora nostra matre terra la quale ne sustenta et governa…
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore,
et sostengo infirmitate et tribulatione.

 

Il 2020 sarà ricordato come un anno di grande infermità e tribolazione per il mondo intero. Ogni comunità umana su questo piccolo pianeta Terra è stata colpita in un modo o nell’altro dalla pandemia SARS-CoV-2. Attualmente, nel mondo sono morte più di 650mila persone, di cui 35mila in Italia. Più di 17 milioni di persone sono risultate positive al virus, ma gli scienziati ci dicono che probabilmente si tratta solo di una piccola parte del totale dei contagiati. La vita sociale, culturale, economica e spirituale delle persone – la nostra vita – è stata profondamente sconvolta ovunque. Molti hanno sperimentato profondi disturbi psicologici che hanno portato alcuni ad abbandonare la speranza e a suicidarsi. Ancora più preoccupante, non abbiamo idea di come il virus si evolverà e questo crea una profonda incertezza sul futuro.

Queste conseguenze sono fin troppo reali per tutti noi che siamo qui riuniti oggi per celebrare la Festa del Perdono di Assisi. Ci copriamo il volto con le mascherine; manteniamo la distanza sociale l’uno dall’altro; camminiamo nel timore del nemico invisibile; quest’anno constatiamo anche che in questo spazio sacro si radunano meno pellegrini di quelli che anno dopo anno vi si recano per celebrare la festa del perdono d’Assisi; la ‘Marcia francescana annuale’ che doveva festeggiare il suo quarantesimo anniversario, ora dovrà essere rinviata a un’altra volta.

Il nuovo Coronavirus ha anche aperto gli occhi di più persone – e spero anche che abbia aperto gli occhi di tutti noi qui riuniti in preghiera – alle profonde ferite sociali ed ecologiche di lunga data presenti nella maggior parte, se non in tutte le società. Queste ferite, simbolo di un grave peccato sociale e istituzionale, nel recente passato hanno attirato poca attenzione tra coloro che fanno parte delle classi maggioritarie o “privilegiate”. Non è il caso di coloro che sono compresi tra le “minoranze”, che hanno vissuto quotidianamente gravi infermità sociali e tribolazioni per la maggior parte della loro vita. Ciò è stato dimostrato più chiaramente dal crudele omicidio di George Floyd, un innocente uomo di colore di Minneapolis, nel Minnesota, negli Stati Uniti, soffocato dalla polizia. Nonostante la sua richiesta di pietà, di ossigeno – otto minuti e quarantasei secondi, “Non riesco a respirare”, nessuna pietà è stata mostrata da coloro a cui è stato affidato il compito di salvare vite umane. Ma la difficile situazione di George Floyd, il suo omicidio, non si limita solo agli Stati Uniti. È l’esperienza delle tantissime persone in tutto il mondo – in Inghilterra, Francia, Italia, India, Sudafrica, Brasile, per nominare solo alcuni luoghi – sistematicamente escluse, ridotte a una vita di povertà, che “non possono respirare” a causa del colore della loro pelle, della classe sociale a cui sono state assegnate, a causa delle loro convinzioni religiose o del loro orientamento sessuale. L’esperienza della sofferenza e delle tribolazioni di cui parla San Francesco non è un’esperienza vissuta solo a livello personale. L’intuizione spirituale di San Francesco, il suo grido di misericordia, perdono e riconciliazione ha anche una dimensione sociale che, se abbracciata e seguita, produrrà in ognuno di noi una profonda conversione. Questa conversione darà frutti di vita autentica, giusta e piena di gioia a noi discepoli e missionari con Cristo, con Maria e con San Francesco.

La nuova pandemia da Coronavirus ci sta offrendo la possibilità di prendere in esame qualcos’altro di profondamente preoccupante, che produce sofferenza e tribolazione sempre maggiori per la stragrande maggioranza degli abitanti del mondo. Sto parlando del profondo divario socioeconomico che sta aumentando. Coloro che controllano le forze della produzione e della distribuzione economica – le multinazionali (Apple, Amazon, Facebook e Google) – stanno diventando più ricchi a un ritmo allarmante, anche in questi tempi incerti della pandemia; mentre i poveri, gli esclusi, le persone di colore stanno diventando più poveri, emarginati, spinti al limite della sopravvivenza anch’essi a un ritmo allarmante. Sono loro che affrontano i maggiori rischi e sopportano le peggiori conseguenze della pandemia perché non hanno nulla su cui contare, riserve, risorse sociali significative da cui attingere. Allo stesso tempo, stiamo anche assistendo ad un aggravamento della crisi ambientale, all’implacabile distruzione dell’ambiente naturale – le foreste pluviali; oceani, mari e fiumi; l’atmosfera che fornisce ossigeno ai nostri polmoni; lo scioglimento dei due “Poli” e un allarmante aumento del livello del mare, che, a sua volta, sta costringendo soprattutto i poveri ad abbandonare le loro case e diventare “rifugiati ambientali”. Tutte queste disuguaglianze sociali distruttive e gli abusi della natura creano condizioni favorevoli in cui agenti patogeni mortali, precedentemente tenuti a bada in ambienti naturali protetti, possono rapidamente passare dall’animale alla comunità umana, portando pericolo e sofferenza imprevisti. La pandemia da SARS-CoV-2 ci ha permesso, forse per la prima volta nella nostra vita, di riconoscere la natura profondamente interconnessa di tutti gli esseri viventi e la necessità per noi di pentirci e cambiare le nostre vite.

Fratelli e sorelle, l’appello al pentimento, alla conversione, per aprire le nostre menti, i nostri cuori e le nostre vite a un nuovo modo di vivere insieme su questo pianeta è ora più urgente che in qualsiasi altro momento della storia umana. La conversione richiede che ascoltiamo “Sia il grido della terra che il grido dei poveri” (cfr Papa Francesco, Laudato Si’, par. 49). Ma questo non è anche ciò che intendeva Francesco d’Assisi quando pregava che tutte le persone, e aggiungerei, tutto l’universo creato, potessero essere ammesse in paradiso, fare esperienza di ciò che San Matteo chiama uno “Stile di vita Beatificante” (Mt 5,1-11) vissuto in una buona e giusta relazione reciproca e con tutta la creazione?

Oggi arriviamo in questo luogo sacro della Porziuncola, un luogo di preghiera, incontro, perdono, misericordia e amore. Dio ci ha portato qui in modo da poter entrare più pienamente nel dramma divino dell’atto redentivo di Gesù di liberazione dal peccato. Il potere di riconciliazione della croce ci invita a cercare la via di ritorno verso Dio, verso l’altro, verso noi stessi, e verso la creazione. Veniamo come fratelli e sorelle, portando nei nostri cuori, nelle nostre menti e nei nostri corpi ogni creatura vivente, in modo che tutti possano partecipare al potere liberatore dell’amore riconciliante di Dio. Come ci dice San Paolo: “Sappiamo che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Rom 8,22-23). L’atto stesso di questa adozione, questo processo di redenzione, non è altro che la piena riconciliazione di tutte le cose in Cristo Gesù, raggiunta attraverso la morte di Gesù sulla croce (Col 1,20). È qui che convergono la testimonianza di San Paolo e quella di San Francesco, che ci offre una nuova via per sperimentare le conseguenze di grazia di una vita riconciliata.

Nel suo Cantico delle creature, Francesco ci indica la strada per raggiungere una vita di Beatitudine, di “Paradiso” ritrovato. Nel Cantico Francesco celebra la presenza amorevole di Dio in tutta la creazione. Guarda alla natura come guida sulla quale dobbiamo modellare le nostre relazioni con Dio, l’una con l’altra e con il mondo naturale. Riconosce nella creazione – Fratello Sole, Sorella Luna e tutti gli altri elementi – la chiamata a vivere in totale dipendenza dal Creatore. Ci invita ad aprire le nostre vite a una comprensione della nostra autentica identità come membri di una “fraternità cosmica” in cui tutte le creature condividono la stessa dignità e vocazione data da Dio sin dal momento della creazione (cfr. C. Vaiani, Storia e teologia dell’esperienza spirituale di Francesco di Assisi, Milano, 2013, p. 378). Questa unica fraternità, questa casa comune, è stata creata da Dio con la vocazione ad amare, servire e onorare il Creatore amandosi, servendo e onorandosi l’un l’altro. Gli esseri umani e il mondo creaturale hanno come vocazione il dovere di sostenersi e completarsi a vicenda, non di competere e distruggersi a vicenda. Siamo corresponsabili con e per gli uni gli altri, soprattutto per i poveri e gli esclusi. Siamo corresponsabili della vita dell’ambiente naturale, mostrando gratitudine e rispettando i limiti della natura, senza spingere il pianeta sull’orlo del disastro ecologico.

“Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei prodotti. Il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi è più dolce del favo di miele.” (Sir 24, 18-19). Queste parole di consolazione ci offrono la speranza che Dio sarà sempre misericordioso, ci accoglierà sempre di nuovo, non importa quanto lontano deviamo nelle nostre vite, e non importa quanto le nostre comunità umane si siano allontanate dalla pratica dell’amore, della cura, giustizia e misericordia per ogni singolo essere umano e per il mondo naturale, la nostra casa comune.

Fratelli e sorelle, Dio ci chiama attraverso questa grande celebrazione del Perdono di Assisi ad abbandonare tutto ciò che porta alla morte, tutto ciò che ci ruba la misericordia, il perdono, la pace e la gioia di Dio. Siamo invitati a vivere come figli amati di un Dio amorevole, destinati alla libertà, destinati all’amore, destinati a Dio. Non c’è spazio per la paura, non c’è spazio per l’esclusione, non c’è spazio per l’apatia o l’inazione. Nel paradiso di Dio, tutti sono i benvenuti, tutti sono perdonati e tutti sono amati. Possa Maria, Madre di Gesù, abbracciarci e consolarci mentre insieme rinnoviamo il nostro impegno a vivere in un’amicizia autentica con Dio, l’uno con l’altro e con la nostra madre terra, la nostra casa comune.

Fonte: www.ofm.org