A questa assemblea parteciparono fr. Daniel Rodríguez Blanco, OFM, in qualità di Direttore dell’Ufficio Generale di Giustizia, Pace e Integrità del Creato e membro del Consiglio di Amministrazione della Rete Francescana per i Migranti delle Americhe (RFM) e Vianey Martínez, Segretaria Esecutiva della RFM.
A questa assemblea parteciparono fr. Daniel Rodríguez Blanco, OFM, in qualità di Direttore dell’Ufficio Generale di Giustizia, Pace e Integrità del Creato e membro del Consiglio di Amministrazione della Rete Francescana per i Migranti delle Americhe (RFM) e Vianey Martínez, Segretaria Esecutiva della RFM.
Gli 81 partecipanti alla VI Assemblea Generale della Rete CLAMOR si sono riuniti nella nuova sede del CELAM a Bogotà dall’11 al 15 settembre, pieni di speranza e con il rinnovato impegno a rispondere alle grida dei migranti, degli sfollati, dei rifugiati e delle vittime della tratta in America Latina e nei Caraibi. Migranti, religiosi e religiose, laici e laiche, sacerdoti e vescovi, al termine dell’incontro ripartiti per i 22 Paesi dell’America e dell’Europa, convinti che la Rete CLAMOR sia rafforzata, con chiarezza di obiettivi e un impegno più profondo nel servizio alla carità e allo sviluppo umano integrale delle persone che vivono l’esperienza della mobilità nel continente.
Questa VI Assemblea – si legge in una nota della Rete Ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi su Migrazione, Sfollamento, Rifugio e Tratta di Persone – ci sono stati spazi sinodali di spiritualità, di analisi della realtà, di formazione dottrinale e tecnico-operativa, di lavoro e discernimento comunitario, di conoscenza reciproca e di festa fraterna. Questo dinamismo ha prodotto frutti che dimostrano il raggiungimento degli obiettivi dell’incontro: individuazione delle richieste e delle sfide pastorali prioritarie, azioni congiunte per rispondere a queste richieste in ciascuna delle aree di lavoro, una Rete che si autovaluta, una leadership rinnovata, l’ammissione di nuove organizzazioni e il sentimento che è il miglior carburante per assumere con efficacia cristiana il compito che ci attende: la comunione nella fede, nella carità e nella gioia del Vangelo.
Tendenze e sviluppi della realtà delle migrazioni
Attraverso un processo che ha compreso la costruzione collettiva e la lettura preventiva del documento “Tendenze e sviluppi della realtà della migrazione forzata e della tratta”, il discernimento attraverso il metodo della conversazione spirituale in sette gruppi suddivisi per zone geografiche e un esercizio di consenso in plenaria, i partecipanti hanno identificato le grida: “Fate vedere la nostra situazione… le cause che ci hanno costretto a partire, le difficoltà durante il viaggio, i problemi che sorgono per rimanere e integrarci, il contributo che diamo…”; “Prestate particolare attenzione a coloro che lasciamo dietro di noi… ai migranti scomparsi, ‘bloccati’…, alla nostra salute psicologica ed emotiva, alle nuove migrazioni climatiche, alla situazione migratoria di Haiti, e ai passaggi più rischiosi… come il Darien…”; “Date maggiore attenzione alle vittime della tratta, denunciando il crimine… prevenendolo… e influenzando le politiche pubbliche…”; “Lavorate insieme, siate sempre più profetici…”; “Alleviate la stanchezza di coloro che ci accolgono, proteggono, ricevono e difendono”. Queste sono alcune espressioni chiave delle grida individuate.
In prospettiva del 2024
Per rispondere a queste grida nel 2024, i partecipanti si sono divisi per le cinque aree di lavoro e hanno definito delle azioni da intraprendere, tra le quali si notano le seguenti: Articolazione: prosecuzione della mappatura dei servizi, redazione di un manuale per le case dei migranti e creazione di spazi di auto-aiuto per chi si prende cura di loro; Tratta di persone: produzione di contenuti e materiali per la prevenzione, realizzazione di incontri. Formazione: realizzazione di un corso di diploma sulle questioni relative alla migrazione e ai rifugiati, sviluppo di tavole rotonde a tema e gruppi di studio. Comunicazioni: diffusione della mappatura dei servizi, sviluppo di campagne contro la xenofobia e per la prevenzione della tratta. Advocacy: partecipazione al Forum mondiale sui rifugiati come organizzazione regionale co-organizzatrice e a Cartagena +40.
Tutte queste azioni confluiscono nel Piano operativo annuale 2024 della Rete.
Una rete più solida
In questo incontro, oltre al rinnovo di alcune cariche, sono state formate nuove équipe e sono state ammesse nella Rete CLAMOR alcune organizzazioni come la Fondazione Scalabriniana, con sede a Roma, e l’organizzazione per l’attenzione ai migranti dell’Arcidiocesi di Puerto España, a Trinidad e Tobago.
Diversi spazi all’interno del programma hanno contribuito all’autovalutazione della Rete per il 2022-2023. A sette anni dalla sua costituzione, si sono formate 16 reti nazionali: Argentina, Brasile, Bolivia, Colombia, Cile, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico, Perù, Panama, Paraguay, Repubblica Dominicana e Venezuela. Nell’ultimo anno, il 44% mostra un alto livello di consolidamento, il 37% medio e il 19% basso. La sfida della sinodalità continua.
Più fondi = più azioni
Nonostante il fatto che ogni organizzazione abbia molto lavoro e programmi propri, che spesso non sia facile trovare uno spazio per funzionare come rete e che siano necessari finanziamenti più adeguati, le cinque commissioni di lavoro sono riuscite a realizzare il 72% delle azioni previste per il periodo considerato, oltre ad attuare in modo tempestivo altre azioni rilevanti in risposta alle situazioni emergenti.
Il risultato è che i membri si riconoscono reciprocamente come compagni e compagne di viaggio, crescendo nel senso di appartenenza come Rete e nell’esperienza sinodale di lavorare insieme a favore di coloro che si trovano nelle periferie esistenziali. Un altro risultato è stato il crescente sostegno e riconoscimento sia da parte delle Conferenze episcopali e della Curia vaticana, sia da parte di organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, tra le altre. Anche la presenza alle frontiere, dove camminiamo con le persone, e la capacità di risolvere insieme casi concreti a favore di persone in mobilità forzata sono molto significative, segno che l’articolazione sta funzionando sul campo, sia internamente ai Paesi che nella dimensione transnazionale.