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In una commovente cerimonia pubblica tenutasi nella città di Gerusalemme l’8 maggio, il Forum delle Organizzazioni per i Diritti umani in Israele ha reso omaggio a fra Giorgio Vigna, Coordinatore della Commissione per i Diritti umani della Custodia di Terra Santa di Gerusalemme, con l’onore di accendere una delle 12 torce per la pace e la giustizia.

La cerimonia riunisce ogni anno Organizzazioni israeliane e palestinesi che lavorano per la pace e la giustizia sociale, e ogni anno viene conferito l’onore di illuminare le torce a 12 attivisti di spicco di Organizzazioni diverse, sperando che la luce di queste torce illuminerà il percorso verso un mondo migliore.

Fra Giorgio Vigna è stato il primo religioso cristiano onorato in queste cerimonie e ha ricevuto questo tributo a nome personale ma anche, come dichiarato dall’organizzatore dell’evento Yshai Menuhim, in riconoscimento dell’impegno costante della Custodia francescana per la dignità umana.

Nel suo discorso, fra Giorgio Vigna ha sottolineato l’Enciclica papale Laudato si’ e la chiamata di Papa Francesco a rafforzare i legami umani con Dio, con il nostro prossimo e con la Terra. Ricevere questa torcia, ha detto, non è solo un onore, ma una responsabilità che ci chiama a continuare a lavorare per una società più umana. Fra Giorgio ha aggiunto che dedica questa fiaccola a tutti i suoi fratelli francescani che vivono in Israele, in Palestina e nel Vicino Oriente, e ha espresso la speranza che questo loro lavoro e questo loro coraggio aprano la strada per un mondo di pace.

Meir Margalit


Cari amici di יש גבול, Shalom.
 
Sono molto contento di trovarmi con voi questa sera, perché è un onore per la Custodia di Terra Santa e per me personalmente ricevere questo segno che riconosce l’impegno dei Francescani a favore della giustizia e della pace.
 
Questo semplice oggetto, questa torcia è portatrice di luce e in qualche modo un segno di Dio. Non posso non ricordare che la luce è il vestito di Dio (עֹטֶה-אוֹר כַּשַּׂלְמָה, Tehillim 104:2). Dove Dio è presente lì c’è la luce della vita che accende e illumina il faticoso cammino dell’uomo decaduto rivestito di una “tunica di pelle” (וַיַּעַשׂ יְהוָה אֱלֹהִים לְאָדָם וּלְאִשְׁתּוֹ כָּתְנוֹת עוֹר וַיַּלְבִּשֵׁם, Bereshit 3:21) ma inizialmente “rivestito di onore” o “di luce, אוֹר” (cf. Targum Onkelos; HaKtav VeHaKabalah). 
 
Alcuni rabbini fanno anche osservare che il volto dell’uomo ha 7 aperture, così come la Menorah ha 7 fiamme di luce. L’analogia tra la Menorah e il volto dell’uomo suggerisce che l’uomo è chiamato ad essere una Menorah nel mondo e per il mondo: essere il segno e portatore della presenza del Nome. La sua vita dunque è una chiamata a “riparare il mondo” (תיקון עולם). Lo stesso Gesù di Nazaret dice che i suoi discepoli sono la luce del mondo (Mt 5:14), ed essi sono chiamati ad essere segno della Presenza e a riparare il mondo: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6:36).
 
Ricevere questa torcia non è solo onore, ma anche richiamo di responsabilità a dedicare la vita a riparare il mondo prigioniero della profonda, diffusa e crescente ingiustizia, prigioniero della violenza e delle povertà che colpiscono milioni di uomini, donne e bambini di ogni Continente. Con la progressiva dissolvenza dell’umanesimo stiamo camminando su una strada di autodistruzione. La quale autodistruzione tocca in profondità anche la creazione stessa, uscita bella, anzi “molto bella” (וַיַּרְא אֱלֹהִים אֶת-כָּל-אֲשֶׁר עָשָׂה וְהִנֵּה-טוֹב מְאֹד, Bereshit 1:31) dalla parola libera di Dio, ma ora imbruttita a causa dell’egoismo umano. 
 
Dedicare la vita alla giustizia e alla pace significa lavorare per riparare il mondo, il mondo umano e il mondo della natura. E non si può riparare il mondo umano e naturale senza che la sua dignità e i suoi diritti siano riconosciuti e restituiti: la dignità e i diritti di ogni essere umano “creato a immagine di Dio” (בְּצֶלֶם אֱלֹהִים בָּרָא אֹתוֹ, Bereshit 1:27), la dignità e i diritti della creazione intera, pensata molto bella dal Creatore, e direi anche la dignità e i diritti di Dio che da sempre è in cerca dell’uomo (וַיִּקְרָא יְהוָה אֱלֹהִים אֶל-הָאָדָם וַיֹּאמֶר לוֹ אַיֶּכָּה, Bereshit 3:9. Permettetemi qui di richiamare quanto papa Francesco afferma nella sua lettera Laudato si’: “I racconti della creazione nel libro della Genesi contengono, nel loro linguaggio simbolico e narrativo, profondi insegnamenti sull’esistenza umana e la sua realtà storica. Questi racconti suggeriscono che l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra. Secondo la Bibbia, queste tre relazioni vitali sono rotte, non solo fuori, ma anche dentro di noi” (n. 66).

In questo contesto di festa e rinnovato impegno a favore di ogni essere umano, della creazione e di Dio desidero dedicare questa torcia innanzitutto ai miei fratelli Francescani che vivono qui in Israele-Palestina e in tutto il Medio Oriente. La loro fedeltà alla missione e il loro ferma costanza nel servizio alla loro gente siano benedetti e siano incoraggiamento per ciascuno di noi. Lo dedico a loro senza però dimenticare tutti quegli uomini e quelle donne che sperano e lavorano per un mondo più giusto e quindi più pacifico.
 
Vi siamo molto grati della vostra amicizia e del vostro supporto, per noi tanto importanti.

Fra Giorgio M. Vigna, OFM